1 APRILE

Il filo invisibile che collega i ricordi


Per questa giornata semiseria, ho pensato di andare a frugare nel mio recente passato per trovare un po’ d’ispirazione per  questo articolo.
Così mi è venuto in mente di andare a vedere che cosa ho postato su Facebook l’1 aprile dell’anno scorso: due post che, neanche a volerlo, sono strettamente collegati tra loro.

Il primo è un aforisma copiato da una pagina di Facebook, una delle tante che girano sul social.

Non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo.

La seconda è la condivisione di un post dalla mia pagina dell’Officina dei Ricordi, con una mia foto e un pensiero.

Non è sempre facile spiegare il mio lavoro, però ci provo: mi occupo di Counseling e scrittura autobiografica, aiuto le persone a raccontare di sé, a scoprire i propri talenti, a trovare le proprie risorse. E qui mi fermo perché potrei stare ore a parlarne, consapevole che c’è molto più di questo nel mio lavoro e nella relazione con le persone. Questa foto rappresenta ciò che faccio e ciò che sono.
Non contenta, sono andata a recuperare le agende degli ultimi anni per vedere in corrispondenza dell’ 1 aprile se c’è scritto qualcosa.

Ecco il risultato:

1 aprile 2013:

1 aprile 2014: No Gian, No Villa Bisutti

 1 aprile 2015: Sara ore 9.30

 1 aprile 2016: Telefonare ASPIC

“Quindi?” Vi chiederete voi.

Quindi senza entrare nei dettagli, vi dico che vedo chiaro il mio percorso. Vedo i passaggi e vedo che è tutto strettamente collegato al Counseling e all’Officina dei Ricordi, a quello che faccio e a quello che sono, quindi. Ogni anno alla stessa data. (Sì, anche nel 2013 in cui non c’è scritto nulla, perché in effetti è proprio così che è andata.)

E voi che cosa avete fatto il 1 aprile degli ultimi quattro anni?